Nessuna decisione alla fine della riunione del M5s toscano. Che non parteciperà alle consultazioni di questa sera convocate dal Pd. Resta ancora in bilico il sostegno ad Eugenio Giani.
La sera del 31 luglio è stata cruciale per il Movimento 5 Stelle in Toscana, riunito per affrontare la questione più spinosa in vista delle elezioni regionali d’autunno: aderire o meno al “campo largo” promosso dal Partito Democratico e dall’uscente Eugenio Giani. Una decisione che non solo segna il destino della coalizione, ma mette alla prova la coerenza politica di un M5S che negli ultimi cinque anni ha rappresentato l’opposizione in Consiglio regionale, spesso su posizioni di rottura con la maggioranza di centrosinistra. Durante l’incontro—animato da interventi dei consiglieri regionali, attivisti e delegati delle principali province—sono emerse tutte le difficoltà di una scelta sentita come “sacrificio notevole”, secondo le parole del leader nazionale Giuseppe Conte. Il confronto ha acceso il dibattito fra chi vede nell’alleanza uno strumento indispensabile per evitare una possibile vittoria delle destre, e chi teme la perdita di credibilità: “Entrare in giunta—ha spiegato Conte—sarebbe davvero difficile da giustificare, visto che l’abbiamo combattuta politicamente su progetti concreti”. Il vertice si è chiuso senza una decisione ufficiale, ma con una linea di prudenza: il gruppo si è riservato di valutare nelle prossime ore le condizioni poste sul tavolo nazionale—come la possibile vicepresidenza per Irene Galletti e il no a progetti contestati, primo fra tutti l’ampliamento dell’aeroporto di Firenze. Non sono mancati appelli all’unità e alla responsabilità, con il riconoscimento che “decideranno i territori”, in attesa di una posizione definitiva da sottoporre al voto degli iscritti. In una regione dove quasi il 50% degli elettori progressisti guarda favorevolmente a un patto Pd-M5S, ma la base pentastellata teme di essere fagocitata, la serata di ieri ha rappresentato lo specchio delle tensioni nazionali del Movimento: tra principio identitario e necessità di tradurre i consensi in risultati concreti. Una partita ancora tutta aperta, che renderà decisive le prossime settimane per il futuro del Movimento in Toscana e per gli equilibri dell’intero centrosinistra.