Beatrice Belcuore, la 25enne carabiniera, lo scorso 22 aprile si tolse la vita sparandosi con la pistola di ordinanza nella Scuola marescialli e brigadieri dell’Arma a Firenze. La notizia resa nota dal sindcato Unarma
“La recente decisione del giudice Francesco Ponzetta, che ha annullato il provvedimento di archiviazione del caso, rappresenta un importante passo avanti verso la verità”. Lo scrive Unarma in un comunicato facendo riferimento al caso di Beatrice Belcuore, la 25enne carabiniera, lo scorso 22 aprile si tolse la vita sparandosi con la pistola di ordinanza nella Scuola marescialli e brigadieri dell’Arma a Firenze.
L’archiviazione era stata disposta nel corso dell’estate dal gip che aveva accolto la richiesta presentata dal pm Giacomo Pestelli: sulla morte della 25enne era stato aperto un fascicolo a modello 45, ovvero senza indagati e senza ipotesi di reato.
L’avvocato Riziero Angeletti, legale che assiste la famiglia della 25enne, aveva annunciato un reclamo sostenendo di non essere stato informato della richiesta di archiviazione non potendosi così opporre.
I familiari della 25enne, in una lettera al sindacato Unarma, a maggio scorso avevano denunciato un presunto clima di vessazioni all’interno della Scuola tali da causare alla giovane, che era al secondo anno di corso, uno stato di costante stress e disagio che potrebbe averla indotta al suicidio.
La vicenda di Beatrice Belcuore, commenta oggi Unarma, “è una ferita aperta che ha profondamente colpito la nostra comunità. Sin dal primo momento, Unarma associazione sindacale carabinieri si è mobilitata per portare alla luce quanto accaduto, offrendo supporto alla famiglia e chiedendo che fosse fatta piena chiarezza sulle circostanze di questo dramma”.
“Questo episodio – commenta Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma – ci ricorda l’importanza di non sottovalutare mai il peso umano delle istituzioni e di garantire che nessuno venga lasciato solo davanti a situazioni così difficili. Beatrice non è solo un nome o un caso giudiziario: è una giovane vita spezzata, un simbolo di quanto sia necessario un cambiamento culturale che metta al centro la tutela delle persone, soprattutto nei contesti di formazione e servizio nelle Forze armate. Unarma continuerà a battersi affinché le dinamiche di questa tragedia siano chiarite fino in fondo. La verità e la giustizia sono il minimo che dobbiamo a Beatrice e alla sua famiglia”.