Dazi Usa sul vino, l’allarme del Consorzio del Brunello : “puntiamo su Asia e nuovi mercati”

Scritto il 28/07/2025
da Viola Giacalone

Dazi Usa sul vino, l’allarme del Consorzio del Brunello : “puntiamo su Asia e nuovi mercati”

I dazi del 15% imposti dagli Stati Uniti sul vino italiano rappresentano un colpo durissimo per il vino toscano, simbolo dell’eccellenza enologica del Made in Italy, e mettono a rischio la tenuta economica delle aziende del territorio e migliaia di posti di lavoro.

I dazi del 15% imposti dagli Stati Uniti sul vino italiano rappresentano un colpo durissimo per il Brunello di Montalcino, simbolo dell’eccellenza enologica del Made in Italy, e mettono a rischio la tenuta economica delle aziende del territorio. A lanciare l’allarme è Giacomo Bartolommei, presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino: “Il mercato americano vale da solo il 30% delle nostre esportazioni, oltre 3 milioni di bottiglie all’anno. L’applicazione del dazio provocherà un rallentamento evidente delle esportazioni verso la nostra prima destinazione di sbocco”.

Secondo Bartolommei, riallocare rapidamente l’invenduto su altri mercati sarà “difficile se non impossibile”. Per questo il Consorzio chiede di accelerare sui negoziati commerciali con nuovi partner strategici, in primis con i Paesi del Mercosur, per diversificare le rotte di esportazione. “Intanto – aggiunge – continueremo a presidiare il mercato americano: tutti gli appuntamenti del 2026 sono confermati, dal Benvenuto Brunello a New York alla partecipazione al Food & Wine di Aspen. Parallelamente, stiamo predisponendo un piano rafforzato di promozione in Asia”.

A fronte dei dazi imposti dagli Usa, è necessario “un intervento strutturale da parte del Governo e delle Istituzioni affinché mettano a disposizione risorse straordinarie per fare fronte a questo nuovo e importante cambiamento” chiede Andrea Rossi, presidente di Avito, Associazione vini toscani Dop e Igp che rappresenta 24 Consorzi di tutela – dal Chianti Classico alla denominazione di Bolgheri – e il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. Il mercato Usa per il vino toscano, ricorda Avito, rappresenta il 37% dell’export con un valore medio annuo di oltre 400 milioni di euro”

“Chiediamo inoltre una maggiore flessibilità sugli strumenti di promozione, a partire dall’Ocm; quindi, pensare insieme al mondo produttivo a nuove strategie e investimenti in nuovi mercati cercando una integrazione rispetto a quello statunitense”, aggiunge Rossi che ricorda come la nuova variabile dei dazi faccia seguito ad altre intervenute negli ultimi cinque anni: “Prima la pandemia, poi il picco dei costi energetici, l’aumento incondizionato dei tassi di interesse, la peronospora, tutti eventi non controllabili e non prevedibili da parte dei produttori che hanno cercato comunque di reagire, ma a questo punto è doveroso chiedere alle Istituzioni di sostenere con interventi straordinari un settore così importante, quale quello del vino”, conclude Rossi che già nei giorni scorsi aveva firmato una lettera indirizzata ai ministeri italiani di competenza, ai negoziatori europei, alla Regione Toscana e ai presidenti di Federdoc e Unione italiana vini, per chiedere attenzione e sostegno per le imprese vitivinicole toscane sulla questione dei dazi Usa.

Come riporta La Nazione Firenze, l’impatto occupazionale in Toscana è stimato tra 7.500 e 9.000 posti di lavoro potenzialmente a rischio, in particolare nelle piccole e medie imprese, nelle aziende artigiane e familiari. A preoccupare non è solo la perdita di fatturato, ma anche l’erosione del posizionamento internazionale.  Oltre al danno diretto, si teme anche un effetto secondario sui prezzi interni: la riduzione della domanda estera potrebbe tradursi, già dal primo trimestre 2026, in un aumento fino al 10% dei prezzi al consumo per i prodotti di fascia medio-alta. Un doppio colpo, per imprese e consumatori.

 L’eurodeputato del Partito Democratico Dario Nardella, intervenuto all’assemblea generale di Confagricoltura Firenze, ha definito l’accordo UE-USA sui dazi “una vera e propria sottomissione agli interessi di un grande player economico con cui non abbiamo un’alleanza, ma una sudditanza”. Nardella ha invitato il governo italiano a votare contro l’intesa in Consiglio europeo: “Se l’Italia si opponesse, acquisterebbe prestigio e rispetto da parte delle imprese. Questa non è una guerra commerciale, è una resa: gli Usa hanno creato il panico parlando di dazi al 200%, poi li hanno ridotti al 30 e infine al 15, facendo sembrare l’accordo una concessione gentile. È solo un gioco di pressione”.

Patrizio La Pietra, sottosegretario all’Agricoltura e alla sovranità alimentare,  ha riconosciuto che l’accordo “oggettivamente non soddisfa” e che “i dazi non aiutano il commercio, soprattutto per un Paese esportatore come il nostro”. Tuttavia, ha invitato alla prudenza: “Dobbiamo agire con responsabilità di governo. Prima di decidere un eventuale voto contrario, bisogna valutare bene le conseguenze: cosa raccontiamo alle nostre aziende se il mercato Usa chiude o se i dazi salgono al 50%?”.