Guarnieri fondatore dell’Associazione in memoria del figlio ucciso da un pirata della strada. Tratti di percorrenza maledetti su cui si scatena il caos di soccorsi con una frequenza – dicono i figli del paziente dell’ambulanza tra le vittime dell’incidente del 3 agosto – non è più accettabile.
Più tecnologia di assistenza alla guida, più tutor, più educazione stradale. Se lo si chiede a Stefano Guarnieri, che con l’Associazione intitolata a suo figlio Lorenzo, dal 2010 è attivo sul fronte delle prevenzione sul dramma della violenza stradale, un modo per risparmiare almeno 200 vite l’anno ci sarebbe. Una battaglia che va avanti da tempo e punta innanzitutto sull’obbligatorietà di alcuni sistemi tecnologici da installare sui mezzi pesanti per rilevare distanza di sicurezza, ostacolo e frenata automatica. Un’urgenza più che una necessità , investire in prevenzione, rimarca Guarnieri al Corriere Fiorentino con i numeri di uno studio del 2022 alla mano, e forse tra le vite umane risparmiate ci sarebbero state anche quelle di lunedì scorso al km 339 nel tratto tra Arezzo e il Valdarno, in direzione Firenze.
Proprio lì, dove non è raro assistere a incidenti mortali, tamponamenti e feriti a distanza di poche settimane. Se è vero che la sicurezza totale non esiste, rimane comunque da alzare il livello di guardia, “su quella strada – dicono i figli dell’uomo che era trasportato sulla Misericordia, tra le tre vittime del disastro – sappiamo che nessuno rispetta regole e limiti”. “Qualcosa va rivisto -aggiungono- sia sul protocollo che prevede lo spostamento dei pazienti, sia sulle autostrade dove accade qualcosa tutte le settimane”. E a cui si lega inevitabile la tempestiva e massiccia macchina di emergenza straordinaria attivata per reggere l’urto di una cronaca in molti casi evitabile.