Il Governo ha impugnato la legge toscana sul salario minimo, la numero 30 del 18 giugno 2025 che ha introdotto nelle gare regionali ad alta intensità di manodopera basate sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, un criterio premiale per le aziende che applicano un salario minimo orario non inferiore a 9 euro lordi.
La decisione è stata presa nel Consiglio dei ministri di ieri: in base a quanto si legge nel comunicato diffuso dopo il Cdm l’impugnazione è stata decisa “in quanto talune disposizioni, ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di tutela della concorrenza, violano l’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione”.
“Ancora una volta il Governo Meloni dimostra di avere paura del Salario Minimo. Tant’è che impugna la legge regionale della Toscana presso la Consulta pur di far scomparire dal dibattito pubblico questa legge di civiltà”. Lo dichiara la segretaria del Pd Elly Schlein. “È scandaloso considerato che le famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese per le bollette alte e gli stipendi bassi. Stiano tranquilli, non solo continueremo a batterci perché in Parlamento torni la legge di iniziativa popolare su cui abbiamo raccolto oltre centomila firme, ma il salario minimo sarà centrale in tutti i programmi elettorali nelle regioni in cui andremo al voto. Non ci fermeranno con questi trucchetti”.
“Se la concorrenza la si deve fare sulla pelle dei lavoratori, siamo ben felici di aver promosso e approvato una legge che secondo il Governo viola le regole vigenti”, commenta Vincenzo Ceccarelli, capogruppo del Pd in Consiglio regionale. “Premiare le aziende che partecipano ad appalti pubblici regionali, se garantiscono ai propri operai un salario minimo non inferiore a 9 euro – aggiunge -, è un modo per spingere le aziende a competere liberamente, come prevedono le regole della libera concorrenza, ma partendo dal principio che la salute dei lavoratori e la qualità del lavoro non possono essere messi in discussione mai, soprattutto quando ci si propone come fornitori della Pa, nella realizzazione di opere pubbliche”. “Non credo che la Costituzione – aggiunge – possa essere richiamata per cassare una norma di civiltà che attua il principio fondamentale della nostra Carta costituzionale, ovvero che la Repubblica è fondata sul lavoro e noi aggiungiamo, su un lavoro che sia dignitoso e sicuro. E quando si abbassano troppo i salari, il lavoro diventa inumano e pericoloso. Questa è l’ulteriore dimostrazione che la destra che ci governa fa la faccia dura per difendere gli interessi dei potenti, ma scappa quando c’è da difendere i più deboli. Mi auguro che la Corte Costituzionale, quando sarà chiamata a dirimere questo contrasto, saprà leggere nel giusto modo la ratio di questa norma”.
“Ormai il Governo Meloni è diventato soltanto un organo di propaganda politica: dopo aver annunciato la Zes nelle Marche nel disperato tentativo di nascondere i disastri della destra nella Regione, adesso tenta di affossare per l’ennesima volta le riforme della Giunta Giani in Toscana. Dopo aver impugnato poche settimane fa la norma regionale sul ‘fine vita’ adesso blocca la legge sul ‘salario minino’ che avrebbe assicurato a tutti i bandi di gara propri e di tutti gli enti collegati almeno 9 euro all’ora ai lavoratori coinvolti. Siamo francamente sconcertati da un governo ormai fuori dalla realtà, immobile ed incapace di dare risposte alle necessità delle famiglie ed ai diritti delle persone. Con questi atti punitivi la destra conferma che sa utilizzare il potere soltanto per reprimere e punire chi governa per aiutare le comunità. Non ci faremo intimidire, perché il bene del paese viene prima del rancore e della propaganda”: è quanto riporta una nota congiunta dei parlamentari Pd Emiliano Fossi, Marco Simiani, Simona Bonafè, Federico Gianassi, Marco Furfaro, Laura Boldrini, Christian Di Sanzo, Dario Parrini, Ylenia Zambito e Silvio Franceschelli.